venerdì 30 settembre 2016

Lanne, buatte e bunnie... contenitori di dialetto trapanese

Lo so. E' probabile che qualche lettore non abbia colto il significato del titolo di questo post. Probabilmente, anche qualche trapanese di nuova generazione potrebbe non averlo fatto. 

Ma volete mettere la forza del dialetto contro quella della sua "traduzione" in italiano?

C'è qualcosa che va oltre il folklore e vorrei parlarne.

Come ogni anno, le vacanze a Trapani sono finite! E si riparte...

In realtà, sono rientrato già da un mesetto. Ma il carico di bei ricordi, di divertimento e di famiglia, come sempre pieno, mi permette di postare qualche articolo sul mioBlog anche a distanza di giorni. 

Bagagli pieni, insomma... che non sono mica solo una metafora! Perché c'erano per davvero e, come ogni trapanese fuori sede - più o meno pendolare - io personalmente li ho caricati, scaricati e ri-caricati in auto!

Pigghiaste tutti cose? U voi l'ogghiu bonu? T'a pòitti un poco ri sarsa frisca? 


Come ogni anno, perciò, ho fatto il pieno di tutti quei prodotti tipici trapanesi difficilmente reperibili durante l'anno al nord Italia, se non a mezzo spedizioni. Si tratta in sostanza di fare un vero e proprio rifornimento di tutte quelle specialità trapanesialle quali il trapanese fuori sede - io - non può rinunciare. 

Non potevo omettere perciò di riportare sul mioBlog questo vero e proprio dizionario di bontà culinarie. Quasi come una borsa di rimedi naturali contro la trapanesitudine... per tutto un anno!

I' briosches, i' busiate, a' capunata, i' dolcini chi mennule, a' farina, u' finucchieddo, i' limuna (cugghiute ri l'àrvulo), i' milinciane nustrane, i' miluna, i' mennule atturate, a' muddica, a' mentuccia, l'ogghiu, i' passule, a' spuma, i' sarde, a' sasizza cu finucchieddro, a' simmula, u' tonno, u' vino, i' viscotta ca' ficu...


Ecco allora che mi sono servite i lanne, i buatte e i bunnie!    

Lanna e buatta sono sinonimi. Indicano i barattoli di latta che contengono i cibi: pomodori, tonno, olio (quelle più grandi)

A' bunnia invece è un contenitore di vetro, un barattolo mille usi di diverse dimensioni. Si chiama sempre bunnia a seconda che abbia la chiusura di vetro con guarnizione di gomma e chiusura metallica (quello che garantisce una chiusura ermetica) o la chiusura di latta "a vite".  


http://www.lucianopignataro.it/a/come-si-fa-la-vera-conserva-di-
pomodoro-napoletana-in-campagna-e-a-casa-in-citta/29131/
Capita spesso in tutta la Sicilia di trovare ristoranti e locali intitolati a lanne o bunnie! 

E in una cucina trapanese non possono essere sostituite da altre. Perché non renderebbero lo stesso significato e, usandole, il Trapanese saprebbe di perdere qualcosa... nel significato e nella cultura.

Nel significato, perché dire latte, scatole e contenitori non suona proprio! Un siciliano, un trapanese sente di aver lasciato qualcosa per strada...

Nella cultura, perché usare queste parole in una cucina trapanese - seppur inconsapevolmente - ci lega al passato, al passaggio dei francesi dalle nostre terre siciliane, secoli e secoli fa. Per la precisione nel XII secolo. Per la precisione degli Angioini.

Infatti, buatta deriva dall'adattamento del termine francese boîte che significa per l'appunto «scatola», mentre bunnìa dal catalano búrnia e dallo spagnolo albornía.

Ormai è facile trovare sui motori di ricerca internet siti più o meno specializzati che ne parlano approfonditamente. Tra questi, vi segnalo www.linguasiciliana.org. A me l'hanno insegnato a scuola - per fortuna. E sentirlo o dirlo - con naturalezza pur non essendo più una parola di uso comune per me - mi fa un certo effetto.


Non potevo quindi omettere di parlare sul mioBlog del dialetto e della sua forza espressiva. Di quanto, grazie al dialetto, riesca a non recidere le radici che mi legano alla mia terra. E spesso tramite il mioBlog. Anche se tutto ciò può sembrare fuori moda, desueto.

Il dialetto è il suono di un popolo. E' lo strumento musicale che permette di ascoltare in pochi suoni gli usi, i costumi e i modi di vivere condivisi da chi in comune ha una terra.

“Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà”. Così scriveva Pier Paolo Pasolini.
Pasolini vedeva nel dialetto l’ultima sopravvivenza di ciò che ancora è puro e incontaminato. Come tale doveva e deve essere “protetto”.


Ecco allora che sono felice! Perchè comprando lanne, buatte e bunnie, non soltanto ho riempito la dispensa di bontà che gusterò per tutto l'anno, ma ho anche "protetto" o  provato a proteggere quanto ho di più caro - dopo moglie e figli - nella vita... il mio attaccamento a Trapani, la mia terra.

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